
Una riflessione di Giampiero De Meo
Tre sono i momenti che vanno ricordati della Festa d’Europa 2022 promossa dal presidio del Libro in collaborazione con l’Istituto comprensivo Marconi Michelangelo diretto da Pasquale Castellaneta e svoltasi nell’Auditorium dedicato al già Sindaco Alessandro De Benedetto.
La vibrante, corale ed emozionante esecuzione dell’ inno Europeo alla gioia e dell’inno nazionale di Mameli (oltre che su iniziativa del Prof Guida di Bella Ciao). Il segno di una doppia appartenenza ma di un’unica identità possibile ma sempre da costruire e rafforzare con lo studio, con l’impegno e con la politica anche grazie ai progetti Erasmus di cui la scuola si è fatta promotrice partecipando a ben tre in Croazia Polonia e Bulgaria e di cui ha parlato la prof.ssa Pinto.
L’altro momento è stato quello della lettura da parte di un’allieva dell’appello che Papa Paolo VI rivolse ai terroristi per la liberazione di Aldo Moro con la testimonianza ancora e sempre emozionata e partecipata del concittadino Carlo Bozza allora operaio della Ferrosud che durante il corso di formazione al Ciapi di Bari nel 1968 ebbe l’onore di stringere la mano al Presidente Aldo Moro. In ultimo va ricordato il momento più importante delle domande dei giovani studenti rivolte al relatore dr Vito Micucci, certamente preparate e concordate con la prof.ssa Clemente.
Una domanda tra tutte è risuonata alla fine della conferenza: abbiamo imparato gli avvenimenti, le narrazioni, le ricostruzioni ma non abbiamo capito perché fu ucciso Aldo Moro, hanno detto i ragazzi. Abbiamo cercato di testimoniare che è esistita una persona martire della politica, del terrorismo ma anche della incrollabile Fede sulla quale si fonda il processo di canonizzazione avviatosi dieci anni or sono e fortemente voluto dalla figlia Maria Fida Moro e dai lei stessa interrotto per le strumentalizzazioni che si sono verificate. La stessa che ha pronunciato la frase riportata nel cartellone dagli studenti: “Io affido a Voi ragazzi del futuro la sorte di Aldo Moro”. Una grande responsabilità e una enorme consegna che la figlia dello statista ha voluto affidare ai giovani per tentare di dare degna memoria all’uomo oltre che padre, docente e studioso, servitore dello Stato, e uomo di profonda fede. Quante volte deve morire un uomo giusto, di fede, statitista perché possa prevalere la verità sulla sua vita e sulla sua morte. Evidentemente devono ancora passare tanti anni per riuscire a ricucire le lacerazioni della cronaca che diventa storia. L’abbiamo chiamata festa d’Europa in uno con la ricorrenza della dichiarazione di Schuman del 1950 che diede avvio al processo di unione Europea dopo la nascita del Consiglio d’Europa nel 1949. Speriamo, preghiamo e ci impegnamo perchè prevalga la solidarietà e regni la pace nelle nazioni e tra le nazioni
Giampiero De Meo




